ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO
Ci capita spesso di leggere post, commenti, racconti a dir poco “inquietanti” che riguardano l’ambito veterinario …
Pur non avendo, nessuno di NOI, preparazione scientifica nella cura degli animali domestici, con un minimo di approfondimento, ovvero chiedendo pareri autorevoli a 👨⚕️👩⚕️medici veterinari (non certo al Dr. Google o alla Dr.ssa Wikipedia) abbiamo appurato che: una volta le leggende metropolitane si diffondevano con il passaparola, in modo ridotto, senza fare “troppi danni” ma, al tempo dei social network, tesi ed affermazioni senza fondamento diventano scientifiche e dannose!!!
Da qualche mese, avrete notato, pubblichiamo sulla pagina argomenti relativi la salute dei nostri beniamini, consigli utili, tutti articoli firmati dall’autore (alias dal medico veterinario).
Abbiamo pensato, allora, di realizzare una piccola “rubrica”, in cui trattare temi attuali, senza usare toni vivaci… Poneteci le vostre domande! Le piu’ interessanti, le sottoporremo a medici veterinari, chiedendo loro di affrontare l’argomento specifico.Animali da compagnia Dieta & Marketing di Giuseppe Febbraio DVM, PhD,
I veterinari si sentono rivolgere tutti i giorni domande e commenti dai clienti per quanto riguarda vari aspetti degli alimenti per animali da compagnia, molti dei quali basati sul sentito dire, sulle credenze popolari e persino sulle menzogne. Su internet, poi, ciascuno si sceglie le proprie fonti d’informazione, serie o bislacche, e si crea un universo a misura dei propri pregiudizi, fobie, allucinazioni. In un secolo dove ciascuno di noi maneggia uno smartphone si fa fatica ad accettare come l’oscurantismo antiscienza sia ancora in mezzo a noi.
I canidi, a dispetto dell’immaginario collettivo, non sono carnivori stretti e un’alimentazione a base di sola carne, a lungo andare, può comportare gravi problemi di salute.
Una delle nuove credenze popolari è che le diete prive di cereali (NO GRAIN) siano più sane per i propri animali.
Negli ultimi anni, c’è stata un’esplosione di alimenti per animali da compagnia commercializzati come “privi di cereali” un modo come un altro per rilanciare le vendite) o improvvisati nutrizionisti veterinari che promuovono questo tipo di alimentazione anche nella versione casalinga (un modo come un altro per differenziarsi sui siti internet di consulenza).
Queste diete usano patate, piselli o altri legumi come fonte di amido/carboidrati al posto di frumento, riso, mais orzo o altri cereali.
Queste diete sono vendute al proprietario dell’animale con l’idea che siano più sane e che probabilmente causano meno allergie ecc.
Tuttavia, nonostante la loro popolarità, non sono noti i benefici per la salute derivanti dall’uso negli alimenti per animali da compagnia di carboidrati non derivanti dai cereali al posto dei cereali.
Contrariamente alla credenza diffusa, spesso alimentata da dicerie ad arte pubblicate sul WEB, la probabilità che i cereali causino allergie alimentari è inferiore rispetto alle proteine animali.
Di conseguenza, passare a una dieta priva di cereali, pur mantenendo le stesse proteine della carne in precedenza fornita, è difficilmente utile per un animale da compagnia affetto da un’allergia alimentare vera e propria.
Molti proprietari pensano che le diete prive di cereali siano a basso contenuto di carboidrati ma questa correlazione è spesso falsa/imprecisa. Molte diete prive di cereali hanno livelli di carboidrati simili a quelle che contengono cereali e i carboidrati usati possono essere più semplici rispetto ai cereali integrali.
Con le attuali conoscenze, salvo casi rarissimi, somministrare una dieta priva di cereali non apporta alcun vantaggio per la salute. Allo stesso modo, è improbabile che le diete prive di glutine siano di qualche utilità, persino negli animali da compagnia con disturbi gastrointestinali. In veterinaria gli unici casi segnalati di enteropatia sensibile al glutine (celiachia) nel cane hanno interessato diversi setter irlandesi strettamente correlati dal punto di vista familiare e non esiste evidenza che siano colpite altre razze canine o feline.
Si dice che i pazienti umani colpiti dal morbo celiaco siano intolleranti al glutine, ma in realtà sono intolleranti alla gliadina (una specifica proteina del glutine presente nel frumento, orzo, segale; riso mais e patata non contengono glutine)
In conclusione le diete prive di glutine e prive di cereali sono termini di marketing che non indicano alcun beneficio per la salute degli animali da compagnia
Giuseppe Febbraio DVM, PhD,
Diploma Master II Livello Gastroenterologia & Endoscopia
Consulente Nutrizionale
La tendenza verso la dieta “BARF”
Negli ultimi tempi assistiamo a una tendenza ad alimentare cani e gatti con cibi crudi in relazione al desiderio di somministrare al proprio animale da compagnia un “cibo più sano e naturale”. Altri motivi includono una malattia cronica (ad esempio una malattia cutanea o gastrointestinale) che il proprietario o veterinario spera di curare con la nuova dieta e vari slogan secondo cui le diete commerciali contengono solo prodotti di scarto e ingredienti chimici o, comunque, sono responsabili di varie malattie.
Non sorprende che molti proprietari resi insicuri da un’informazione non controllata sono spinti a scelte alternative ritenute più sane.
Le razioni Barf (cibo crudo biologicamente appropriato) sono costituite essenzialmente da carne cruda, organi e ossa con polpa (adattamento al sistema preda-predatore). Oltre a questi sono forniti frutta, verdura, oli, uova. L’alimentazione con cereali non è generalmente raccomandata, anche se vengono a volta consentiti altri carboidrati come patate e legumi. Inoltre sul mercato esistono già una vasta selezione di prodotti appositamente finalizzati a integrare le razioni Barf.
Interessante notare che le fonti d’informazione per le diete Barf sono principalmente Internet e i libri non scientifici; informazioni spesso farcite di informazioni fuorvianti e addirittura inesatte seppure presentate in uno stile scientifico, diffuse in maniera molto emotiva e raffigurate come una panacea per molte malattie e problemi comportamentali.
Va detto innanzitutto che non esistono studi scientifici sugli effetti a lungo termine delle diete con cibo crudo. Di conseguenza eventuali vantaggi e svantaggi possono essere discussi solo in base alle conoscenze in tema di scienza dell’alimentazione e fisiologia nutrizionale.
Sebbene questo tipo di dieta sia una possibile forma di alimentazione è importante che i proprietari siano messi a conoscenza dei vari rischi associati. In questo caso non interessa evidenziare possibili problemi legati all’assunzione di aglio, cipolla, ossa (possibile ostruzione esofagea/intestinale o costipazione) o alimenti che se ingeriti crudi ostacolano la digestione delle proteine (ad esempio l’albume).
La carne cruda può contenere virus, batteri e parassiti. Il virus di Aujeszky (pseudorabbia) è il rischio più importante ed è mortale sia nel cane che nel gatto. Molti proprietari sanno che la carne di maiale cruda non dovrebbe essere fornita ai loro animali.
Ma tutta la carne cruda è potenzialmente pericolosa, in particolare quando è stata preparata senza osservare le regole fondamentali di sicurezza alimentare.
I batteri patogeni che possono infettare sia il cane che il gatto includono microrganismi intestinali come ad esempio Salmonella, E.Coli, Campylobacter e Yersinia. I fautori delle diete Barf obiettano spesso che i cani e i gatti sarebbero immuni da questi patogeni. Ma in realtà, anche se sembra vero che cani e gatti soffrano raramente rispetto all’uomo di gastroenterite causata da batteri come Salmonella o E.Coli anche i nostri Pet possono contrarre gravi malattie con il rischio maggiore a carico degli animali immunocompromessi.
Il pericolo maggiore tuttavia è per la salute umana e non è solo la manipolazione della carne cruda a costituire un rischio. Cani e gatti alimentati con carni crude possono diventare portatori asintomatici e diffondere con le feci o il mantello patogeni umani, come la Salmonella, il che consente ai batteri di diffondersi a tutto il nucleo familiare.
Negli ultimi tempi cominciano ad apparire studi scientifici che mettono in guardia dei potenziali rischi, al di là delle convinzioni ideologiche e credenze fondate sulla ridotta fiducia riguardo i prodotti industriali.
In particolare, un recente studio olandese ha indagato il potenziale rischio legato al consumo di carne cruda commercializzata in Olanda.
Lo studio dimostra la presenza di patogeni potenzialmente zoonosici (E.Coli, Salmonella, Listeria)nelle carni congelate che possono essere una possibile fonte di infezione batteriche negli animali d’affezione e, se trasmessi, costituire un rischio per l’uomo. Nel caso di carni crude non congelata, sono possibili anche le infestazioni parassitarie (ad esempio Toxoplasma).
Alla luce di queste nuove e oggettive informazioni i proprietari dovrebbero essere informati circa i rischi associati all’alimentazione con cibo crudo, in particolare in presenza di bambini piccoli, donne in gravidanza, anziani, malati cronici o immunodepressi.
Se un animale malato riceve una dieta a base di cibo crudo, è importante considerare se le caratteristiche di questo tipo di alimentazione sono compatibili con le esigenze nutrizionali imposte da una determinata malattia
Ad esempio riguardo le malattie intestinali, se la flora intestinale è disturbata ed è verosimile che la permeabilità della mucosa intestinale sia aumentata, non bisogna somministrare carne cruda in modo da evitare qualsiasi rischio d’infezione. In particolare nei casi che necessitano di farmaci immunosoppressori.
Per quanto riguarda l’insuffficienza renale, le razioni BARF sono controindicate perché troppo ricche di proteine e fosforo.
I proprietari devono essere aiutati a prendere la decisione migliore per il proprio animale, meglio se su dati oggettivi e non perché influenzati da Internet, dalla pubblicità o o da altre persono molto spesso molto poco informate.
“Zoonotic bacteria and parasites found in raw meat-based diets for cats and dogs.” van Bree FPJ et al. Vet Rec. 2018 Jan 13; 182(2): 50.
Giuseppe Febbraio DVM, PhD,
Diploma Master II Livello Gastroenterologia & Endoscopia
Consulente Nutrizionale
Diagnosi precoce dell’insufficienza renale cronica nel cane
L’insufficienza renale cronica (CRF) è il disordine renale diagnosticato più spesso nel cane e deriva dalla perdita progressiva e irreversibile di nefroni funzionanti. I sintomi clinici appaiono solamente quando il 70-75% della massa renale non è più funzionante. La poliuria (aumento volume urine) e la polidipsia (sete eccessiva) sono solitamente i primi sintomi clinici, sebbene spesso non siano rilevati dai proprietari. L’insufficienza renale cronica è quindi solitamente riconosciuta solo in una fase relativamente avanzata della patologia renale. Negli ultimi 20 anni, il trattamento nutrizionale e medico della CRF è migliorato notevolmente, ma la diagnosi precoce di questa patologia costituisce ancora una sfida. La scoperta dei pazienti nelle fasi precoci della disfunzione renale può consentire l’avvio di trattamenti nefro-protettivi, come ad esempio diete o trattamenti farmacologici specifici, per rallentare la progressione della patologia, allungare la sopravvivenza e la qualità della vita.
La CRF è comune nella popolazione canina. Ogni proprietario deve essere informato su questa patologia, la sua prevenzione e individuazione, specialmente in presenza dei fattori di rischio.
È importante comprendere che la disfunzione renale può essere presente in un cane apparentemente sano, soprattutto in presenza di razze predisposte alla patologia renale (congenita).
La maggior parte dei pazienti con patologia familiare manifestano i segni clinici della malattia entro i 5 anni (nei cuccioli, negli adulti ma anche in cani più anziani): Alaskan Malamute, Beagle, Bernese, Boxer, Bull Terrier, Bullmastiff, Chow Chow, West Highland White Terrier, Cocker, Dalmata, Pastore Tedesco, Pincher, Golden Retriever, Lhasa Apso, Shih Tzu, Schnauzer nano, Rottweiler, Samoyedo, Shar Pei, Barboncino standard, Corgi.
I proprietari devono fare attenzione nel tempo al loro animale in modo da rilevare eventuali segni riferibili a malattia renale. Meglio ancora sarebbe sottoporre i cuccioli di 5-6 mesi a acurati piani di prevenzioni che mirano a rilevare anomalie ancora nascoste.
La CRF può avere origine da numerose cause e l’identificazione di una di queste (piroplasmosi, Leishmaniosi, Leptospirosi ecc) deve portare a indagini sulla funzionalità renale.
Il proprietario può regolarmente valutare il consumo d’acqua e/o la diuresi, l’appetito e il peso corporeo.
La funzionalità renale può essere valutata tramite analisi ripetute dell’urina (peso specifico e presenza di proteine nell’urina) e del plasma.
La creatinina del sangue è un composto endogeno continuamente prodotto dal metabolismo della creatinina nel muscolo. È escreta solamente dai reni ed è filtrata completamente dai nefroni. La creatinina plasmatica è considerata il migliore indicatore indiretto della funzionalità renale, sebbene numerosi fattori possono condurre ad interpretare scorrettamente il suo valore. Ovviamente nella valutazione complessiva è bene considerare altre variabili come elettroliti, urea, SDMA, massa corporea, emocromo, disidratazione.
La sfida sta nella rilevazione precoce, che è attualmente difficile dato che i sintomi clinici non si manifestano negli stadi iniziali. I proprietari dei cuccioli e dei soggetti anziani devono essere sensibilizzati nei confronti di questa comune patologia. Molto dipende anche da loro. Controllare regolarmente i pazienti, monitorare nel tempo le urine, la creatinina e l’SDMA (indice di filtrazione renale) è possibile e relativamente impegnativo.
La speranza è che la diagnosi precoce possa facilitare il trattamento nutrizionale e medico dei cani colpiti senza farsi ingannare da falsi suggerimenti letti su internet o suggeriti da amici e conoscenti senza che ne abbiano titolo e capacità.Giuseppe Febbraio DVM, PhD
Diploma Master II livello in Gastroenterologia & Endoscopia
Consulente Nutrizionale
Consulente Laboratorio Analisi Veterinarie La ValloneaÈ normale che il mio cane mangi erba?
A prescindere dalla razza e dall’età, il cane si mostra spesso non selettivo per quanto riguarda la scelta del cibo, come comprovato dalla frequente ingestione di una varietà di corpi estranei: ossa, plastica, pietre, calzini, tessuti…. Molti cani sembrano provare piacere nel brucare erba senza una motivazione apparenteI proprietari tendono spesso a considerare normale questo comportamento e lo giustificano con il fatto che il loro animale desideri purgarsi di tanto in tanto quando esce da casa.L’ingestione molto frequente o regolare di vegetali (erba o altre piante) ma persino di pica (es. leccare i mattoni, ingerire pietre, ecc.) va sempre considerato come manifestazioni patologiche soprattutto se si ripete parecchie volte la settimana.Questo comportamento indica, nella maggior parte dei casi, un dolore/ disturbo gastroduodenale; alcuni cani di taglia grande impulsivamente mangiano grosse quantità di erba poco prima di un evento di dilatazione gastrica.Diversi possono essere le motivazioni alla base di questo comportamento: reflusso gastro esofageo, disturbi della motilità gastrica, irritazione gastrica da reflusso biliare, malattia infiammatoria gastro/intestinale.Generalmente i proprietari pensano che semplicemente questo sia un modo per purgarsi, in realtà questo può essere un esito di un disordine digestivo, magari a base intermittente che coincide con un periodo di sconforto.Questo segno clinico è spesso associato a nausea, inappetenza, vomito e può essere un mezzo per monitorare lo stato di salute del proprio animale.In conclusione, è importante indagare questo sintomo clinico durante la visita, attribuendogli il valore diagnostico che merita, senza partire immediatamente dal presupposto che il problema comportamentale sia la causa primaria di questi sintomo.Giuseppe Febbraio DVM, PhD
Diploma Master II livello in Gastroenterologia & Endoscopia
Consulente Nutrizionale
Consulente Laboratorio Analisi Veterinarie La Vallonea
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